Alcuni lavoratori perderanno l’occasione di poter beneficiare del bonus pensione di 295 euro. Il motivo è perché non hanno aderito all’iniziativa: ecco che cosa sapere.
Il tema pensionistico è uno dei più “caldi” della politica italiana, oltre che più sentiti tra la popolazione. Gli assegni sono sempre più bassi e le cose potrebbero non migliorare in futuro, anzi, probabilmente andranno peggio quando ci sarà il passaggio integrale al cosiddetto sistema contributivo.
Tale situazione è dovuta soprattutto al fatto che nel frattempo gli stipendi sono insufficienti per garantire il pagamento delle pensioni a coloro che cesseranno di svolgere la propria carriera professionale. Si tratta di uno scenario non troppo idilliaco e un bel po’ preoccupante, ma è importante saperlo per agire di conseguenza e cercare di aumentare l’importo pensionistico futuro.
Ci sono diverse soluzioni per incrementare il proprio assegno pensionistico, tra questi c’è il fondo per la pensione complementare, che però viene sottovaluta da moltissimi lavoratori, come viene sottolineato dalla società di consulenza finanziaria Moneyfarm. Si tratta in buona sostanza di un Bonus Pensione di 295 euro, un valido strumento usato da pochi.
Pensione complementare, come funziona lo strumento
Le pensioni future potrebbero avere un ridimensionamento importante e una soluzione a questo problema potrebbe essere la pensione complementare, utile per costruirsi una seconda rendita. Si tratta di una opportunità che richiama anche dei vantaggi fiscali, sebbene non siano sufficienti per far gola alla maggior parte dei lavoratori.
Infatti, come è stato spiegato da Moneyfarm, nonostante i vantaggi, solo il 26% ha sottoscritto l’accordo per il fondo pensionistico, tra i 24,2 milioni di cittadini nati tra il 1965 e il 1994. Tra l’altro, inoltre, bisogna aggiungere che tra coloro che hanno aderito, un buon 28% non versano più da tempo i contributi e quindi la rendita non gli sarà riconosciuta.
È un problema che si amplifica tra le giovani donne tra i 30 e i 39 anni, che solo il 17% ha aderito al fondo previdenziale integrativo. Una categoria di lavoratrici particolarmente svantaggiata per colpa delle regole per il calcolo della pensione, in quanto le loro carriere sono caratterizzate spesso da una discontinuità lavorativa dovuta a vari fattori.
I dati raccolti da Moneyfarm hanno sottolineato che, mediamente, coloro che hanno aderito al fondo hanno versato circa 2.004 euro l’anno. Chi versa con costanza fino all’età di 67 anni, maturando un importo medio di 20.250 euro, ci si assicura una rendita media netta di 295 euro al mese, che non sono niente male se vengono sommati all’assegno pensionistico percepito dall’INPS.