I contributi figurativi INPS non sempre sono considerati nel calcolo o nel diritto della pensione.
L’INPS riconosce i contributi figurativi ai dipendenti nei periodi di astensione al lavoro per i permessi legge 104, il congedo straordinario di due anni, malattia, maternità, infortunio, cassa integrazione e NASPI. Sono molti i lavoratori che nell’arco della vita lavorativa hanno accumulato un numero considerevole di contributi figurativi, e hanno paura che l’assegno subisca una forte penalizzazione.
Di recente la Corte di Cassazione ha ribaltato l’orientamento della giurisprudenza, rispondendo a una domanda comune a molti lavoratori: i contributi figurativi contano ai fini della pensione? La Corte ha esaminato il caso di un lavoratrice che aveva contributi figurativi e voleva accedere alla pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contribuzione
Precisiamo che la pensione anticipata è stata introdotta dalla riforma Monti-fonero nel 2011 ed è entrata in vigore il primo gennaio 2022. La pensione anticipata prevede il pensionamento senza requisito anagrafico, solo con il requisito contributivo così suddiviso: 41 anni e 10 mesi di contributivi per le donne e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Questa misura pensionistica prevede che almeno 35 anni d contributi siano effettivi. Pertanto, la contribuzione figurativa derivante da periodi di disoccupazione o malattia, non è considerata nel montante contributivo.
Contributi figurativi e assegno pensione ridotto: la sentenza della cassazione
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 30265/2022, aveva confermato questa procedura, evidenziando che la riforma Fornero, aveva eliminato il requisito anagrafico dalla pensione anticipata ma aveva lasciato il limite dei 35 anni di contributi effettivi. Pertanto, riteneva valida l’eliminazione dei contributi figurativi dal conteggio dei 35 anni. Il caso riguardava una lavoratrici che per 4 mesi non raggiungeva i 35 anni di contributi effettivamente lavorati, pur raggiungendo il requisito contributivo di 41 anni e 10 mesi
A settembre 2024 la situazione si ribalta, e due sentenze della Cassazione (n. 24916 e 24952) considerano illegittima l’esclusione della contribuzione figurativa dal computo delle soglie contributive. Inoltre, la Corte nella sentenza n. 24916 precisa che non si tratta di contribuzione effettiva ma di contribuzione utile. Pertanto, la Cassazione considera utile la contribuzione figurativa per il diritto e il calcolo della pensione.
Ricordiamo che le sentenze non sono legge, ma aprono la strada ai cambiamenti. L’INPS a sua volta potrà continuare con l’interpretazione della vecchia norma e non applicare la sentenza della Corte di Cassazione. Da considerare che se un lavoratore si trova in una situazione simile, può presentare un ricorso legale per farsi riconoscere i contributi figurativi nel computo totale della pensione, che permettono di raggiungere i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata.