Arrivano delle novità sul massimale contributivo per la pensione, il messaggio recapitato dall’INPS è chiaro e non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
Ma cosa cambia per le pensioni? Andiamo ad analizzare più da vicino le variazioni legate al nostro paese in fatto di previdenza sociale.
Prima di approfondire la questione è meglio chiarire alcuni termini per chi non è pratico del campo. Cosa significa massimale contributivo per la pensione? Il massimale indica il limite, che viene fissato ogni anno, oltre il quale il reddito non è più soggetto a una contribuzione. Va specificato che sono frequenti gli errori in questo senso che portano poi a delle penalizzazioni di non poco conto.
L’applicazione del massimale è stato introdotto dalla L. 335/1995 della “Riforma Dini” che segnava il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo. In questa si stabilivia che il massimale contributivo come l’identificazione dell’importo della retribuzione lorda oltre cui non è più dovuta la contribuzione previdenziale. Si parlò, ovviamente, anche delle categrie soggette parlando di lavoratori iscritti alla Gestione Separata Inps, lavoratori privi di anzianità contributiva al 1 gennaio 1996 e lavoratori con anzianità contributiva alla stessa data.
Andiamo ora a vedere da vicino cosa è cambiato in tal senso.
Ma quali sono dunque questi cambiamenti legati al massimale contributivo della pensione annunciati dall’INPS? Il messaggio n.3784 è arrivato l’11 novembre scorso dopo la richiesta di chiarimenti con l’ufficio legislativo del Ministero del lavoro. Fornendo dei chiarimenti sul corretto adempimento di quello che è l’obbligo contributivo per i lavoratori reimpiegati o che di fatto proseguono il lavoro anche dopo aver ricevuto la pensione.
Le novità rispetto al passato sono legate soprattutto a chi si trova in ripresa del lavoro. Viene presa la data di prima iscrizione come riferimento per il massimale. Questo elemento, di fatto, rimane valido anche quando c’è un reimpiego dopo il pensionamento. Il lavoratore, inoltre, conserva lo status di “vecchio iscritto” che ha acquisito prima del 1° gennaio del 1996.
Se il lavoratore svolge un’attività da libero professionista deve iscriversi presso gli enti privati con attività soggetta alla regolamentazione dello stesso. Di fatto l’INPS rievidenzia che la data della prima iscrizione, però, sia quella che determina l’applicabilità del massimale contributivo e che questa rimane la stessa anche qualora si torni a lavoro quando ci si trova di fronte al pensionamento. Quindi non preoccupatevi, se tornate a lavorare dopo la pensione non perderete quello che precedentemente avevate acquisito.
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