Contrarre debiti e non riuscire a saldarli prima di arrivare alla pensione può essere un problema: in quale caso può essere bloccato l’assegno pensionistico.
In un mondo ideale nessuno sarebbe costretto a contrarre debiti per permettersi di pagare affitti, mutui, bollette e beni di prima necessità. Purtroppo però la realtà è ben diversa e spesso non si può fare a meno di tralasciare qualche pagamento per dare precedenza a qualcosa di prioritario.
Quando si è in ritardo con il pagamento di spese rateali o comunque mensili il rischio che si corre è quello di vedersi staccato il servizio – nel caso delle bollette – o di ricevere minacce di pignoramento. Quando invece i debiti contratti riguardano le imposte municipali, regionali o statali, i debiti si possono assommare anche a lungo e presentarsi in seguito sotto forma di cartella esattoriale.
Quando infatti non paghiamo con regolarità IMU, TARI, IRPEF, Canone Rai, Bollo Auto, IRAP o sanzioni previste per infrazioni del codice della strada (eccesso di velocità e sosta vietata sono le più frequenti), l’Agenzia delle Entrate invia al debitore un modulo di pagamento con il quale riassume l’entità del debito maggiorata dalla mora subentrata per mancato pagamento.
In alcuni casi, quando sono passati molti anni dal mancato pagamento, gli interessi sono così elevati da rendere il saldo complesso, motivo per cui si può beneficiare della rottamazione delle cartelle esattoriali, ovvero nella rateizzazione dei pagamenti con agevolazioni (in alcuni casi il tasso di interesse viene cancellato).
Ma avere debiti di questo tipo può causare il blocco della pensione?
Prima di addentrarci nella questione è bene specificare che i debiti di pensione e quelli con il Fisco sono distinti. Al fine di ottenere la pensione, infatti, qualsiasi lavoratore deve versare i contributi all’INPS, mentre le tasse – ad esempio IRPEF collegata ai guadagni ottenuti con l’attività lavorativa – non vanno a comporre l’entità della pensione futura.
Nel caso in cui i debiti accumulati con il Fisco riguardino l’IRPEF non si corre il rischio di non ricevere la pensione. Tuttavia l’Agenzia delle Entrate può disporre il pignoramento parziale della stessa e dunque – se il giudice acconsente – sottrarre una parte della pensione ogni mese finché il debito non sarà saldato.
Diverso è il discorso per i contributi. Il mancato versamento può comportare il mancato raggiungimento della somma minima prevista per legge e dunque impedire l’ottenimento dell’assegno pensionistico. Ponendo il caso che manchi un anno di contribuzione sui 20 svolti, il lavoratore si troverebbe costretto a versare l’anno di contribuzione mancante per poter ricevere la pensione.
Nel caso in cui invece gli anni di contributi versati siano sufficienti alla ricezione delle pensione, è possibile che l’INPS decida di sottrarre una somma all’assegno per recuperare l’anno di contributi non versato. In tutti i casi illustrati, l’ideale sarebbe pagare la cartella esattoria e chiudere il debito per poter godere di un assegno pensionistico più alto.
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