Il Governo Meloni, per il prossimo anno, ha riconfermato tutte le misure di pensione anticipata ma attenzione a scegliere bene o rischi di restare quasi due anni senza soldi.
Per il 2025 il Governo di Giorgia Meloni non ha introdotto nuove misure di pensione anticipata ma, in compenso, ha riconfermato tutte le opzioni attualmente in vigore. Pertanto anche il prossimo anno sarà possibile fruire di Quota 103, Quota 41, Ape sociale e Opzione donna.
Naturalmente ciascuna opzione può essere fruita solo a patto di soddisfare i requisiti specifici che vengono richiesti. Ad esempio, per andare in pensione con Quota 41, è necessario aver maturato, appunto, almeno 41 anni di contributi e almeno un anno deve essere stato versato prima di aver compiuto 19 anni. Non solo. Questa misura – esattamente come Ape sociale – si rivolge solo ai disoccupati, ai lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%, ai caregiver e a chi svolge lavori usuranti.
Quota 103, tra le misure di pensione anticipata, è l’unica che si rivolge a tutte le categorie di lavoratori. Oltre ai requisiti necessari che devono essere soddisfatti, è importante fare attenzione anche ad un altro fattore: se la misura prescelta può comportare delle penalizzazioni.
Ad esempio, per disincentivare troppe uscite di massa dai luoghi di lavoro, il Governo ha apportato delle modifiche tali da rendere davvero poco vantaggiose alcune opzioni di pensione anticipata. In particolare chi sceglie una certa misura di pensione anticipata rischia di restare quasi due anni senza soldi.
Pensione anticipata: in questi casi resti senza assegno quasi 2 anni
Nel 2025 molte persone raggiungeranno i requisiti necessari per fruire di qualche misura di pensione anticipata e, dunque, potranno uscire dal lavoro e ottenere il tanto sospirato assegno Inps. ma attenzione a scegliere con cura o si rischia di restare ” a bocca asciutta” per quasi due anni.
La pensione solo in pochi casi viene erogata subito dopo che la richiesta è stata accettata da parte dell’Inps. Nella maggior parte dei casi, tra il raggiungimento dei requisiti richiesti e il primo assegno previdenziale, passa un po’ di tempo. Questo tempo, in gergo, viene chiamato “finestra di uscita”.
La finestra di uscita cambia a seconda della misura di pensionamento che si sceglie. La misura più penalizzata e penalizzante, in tal senso, è Opzione donna. Le lavoratrici che scelgono di accedere alla pensione anticipata con Opzione donna dovranno attendere 12 mesi per avere il primo assegno se sono dipendenti del settore privato o libere professioniste, 18 mesi se sono dipendenti del settore pubblico.
In pratica una lavoratrice della PA che raggiunge i requisiti a gennaio 2025, avrà il primo assegno Inps a giugno 2026: quasi due anni di attesa! Senza contare che l’assegno pensionistico verrà interamente ricalcolato con il sistema contributivo. Per sfruttare Opzione donna è necessario avere almeno 61 anni – 60 se si ha un figlio, 59 se si hanno due o più figli – e almeno 35 anni di contributi. Inoltre, dal 2023, questa misura si rivolge solo a queste categorie di lavoratrici:
- caregiver da almeno 6 mesi;
- disabili con invalidità pari o superiore al 74%;
- disoccupate;
- dipendenti di aziende in crisi.