Brutte notizie per moltissimi contribuenti: chi ha commesso un piccolo errore nel 2024, non potrà andare in pensione nel 2025 pur avendo tutti i requisiti in regola.
Il sogno di molti lavoratori italiani è quello di riuscire a “svignarsela” dall’ufficio con qualche anno di anticipo rispetto ai 67 anni che attualmente servono per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria. Infatti, ad eccezioni di casi particolari, quasi tutti per andare in pensione dovremo rispettare i dettami della legge Fornero.
E, secondo la legge Fornero, per andare in pensione è necessario soddisfare tre requisiti:
Chi non soddisfa, contemporaneamente tutti questi 3 requisiti, dovrà continuare a timbrare il cartellino ancora per qualche anno. Ma ci sono situazioni in cui basta un piccolissimo errore per mandare all’aria la possibilità di smettere di lavorare e andare in pensione.
In particolare chi nel 2024 ha commesso una banale svista non potrà lasciare il lavoro nel 2025 anche se avrà tutti i requisiti richiesti per poter accedere alla pensione. Dunque massima attenzione perché, quando si parla di pensione e, soprattutto, di pensione anticipata, basta davvero pochissimo per perdere tutto e restare incastrati al lavoro ancora a lungo.
Basta poco, una svista, un errore banalissimo e sfuma la possibilità di andare in pensione anche se si hanno tutti i requisiti in regola. I lavoratori che hanno fatto un certo errore nel 2024 dovranno continuare a lavorare nel 2025: per loro la porta della pensione resta chiusa!
Il Governo di Giorgia Meloni ha riconfermato per il 2025 tutte le misure di pensione anticipata attualmente in vigore: Quota 103, Quota 41, Ape sociale e anche Opzione donna che è stata in bilico fino all’ultimo ma, alla fine, per il ventunesimo anno di seguito, l’ha scampata. Oltre a queste misure ne esiste un’altra molto vantaggiosa ma poco conosciuta.
Si tratta di Quota 97,6. Questa misura è molto conveniente in quanto permette di accedere alla pensione addirittura prima dei 62 anni: infatti bastano appena 61 anni e 7 mesi. Anche il requisito contributivo non è altissimo: 35 anni. Non si rivolge a tutti ma solo a chi ha svolto lavori usuranti o a chi ha lavorato di notte.
Pertanto chi svolge lavori usuranti può beneficare di Quota 97,6 che, a conti fatti, è più vantaggiosa delle altre due misure che si rivolgono a questa categoria di lavoratori, cioè Quota 41 e Ape sociale. Con Quota 41, infatti, bisogna avere non meno di 41 anni di contributi di cui almeno uno versato prima di aver compiuto 19 anni. Ape sociale, invece, ha diverse limitazioni economiche: l’assegno mensile non può mai superare i 1500 euro e non sono previste né tredicesima né quattordicesima.
Per sfruttare Quota 97,6, prima ancora di fare domanda di pensionamento, è necessario inviare all’Inps tutta la documentazione per la certificazione: in pratica è necessario che l’Inps riconosca che il soggetto, per tot anni, ha svolto un lavoro usurante. Ed è qui che sorge il problema: questa domanda doveva essere inviata entro l’1 maggio 2024 per poter andare in pensione nel 2025. Chi non ha rispettato questa scadenza rischia di attendere, nel migliore dei casi, qualche mese, ma, talvolta, addirittura un altro anno.
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