Qual è la verità sull’anticipo del TFR? Posso richiederlo anche in anticipo e senza subire delle penalizzazioni? Andiamo a scoprirlo da vicino.
Oggi ci inseriamo in un contesto molto particolare, che spesso ci obbliga a fare dei ragionamenti interessanti anche perché poco conosciuto dai lavoratori stessi.
Per i pochi che non sapessero vogliamo spiegare cos’è il TFR. Questa sigla si traduce con “trattamento di fine rapporto” e viene erogato al termine di un rapporto di lavoro in beneficio del dipendente a prescindere da quali sono i motivi che hanno portato all’interruzione dello stesso. Conosciuto anche come liquidazione è una retribuzione differita che è stata introdotta per garantire ai lavoratori una possibilità economica sia quando vanno in pensione che quando sono licenziati o in dimissione.
Ogni mese viene maturato il TFR e sta poi al dipendente decidere se accantonarlo o destinarlo ad alimentare un fondo pensione. Introdotto con la Legge n.297 del 1982, il TFR è disciplinato dall’articolo 2120 del Codice Civile dove leggiamo: “In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto a un trattamento di fine rapporto“. Oggi però vogliamo valutare, da vicino, quei casi in cui si chiedere in anticipo e se questo ci danneggia economicamente.
TFR, posso chiederlo in anticipo? La verità
Ma come funziona il TFR? Posso chiederlo in anticipo senza avere delle ripercussioni economiche o altre penalizzazioni? Andiamo a scoprirlo. La situazione è decisamente più sconveniente, in questo caso, per i dipendenti pubblici che sono penalizzati rispetto a quelli che lavorano nel privato.
Un dipendente pubblico, infatti, non può chiedere un anticipo del TFR prima della fine del servizio o della fine del rapporto stesso. Ricordiamo che nel pubblico il trattamento viene erogato dall’INPS e per il Patto di Stabilità un eventuale anticipo potrebbe aumentare il disavanzo statale. Si tratta dunque di un’opzione da scartare a priori. Cosa differente avviene per chi è nel privato.
Una recente sentenza della Corte Costituzionale, però, ha specificato come sia illegittimo il differimento del TFR per gli statali anche se l’autorità politica, per ora, non ha preso in considerazione i suggerimenti in questione. L’obiettivo ora è la graduale rimozione di questa disparità di trattamento tra i pubblici dipendenti e i privati. Vedremo quello che accadrà nei prossimi mesi quando le cose potrebbero cambiare ulteriormente in questo senso.
I dipendenti statali se lo augurano vivamente per uscire da contesti che al momento risultano piuttosto sfavorevoli.